Visitando un parco, uno degli errori da evitare è quello di credere di andare in un posto raro e “isolato”. Anche se un’area protetta ha peculiarità naturali di altissimo valore, o vi sopravvive un raro animale, si tratta comunque di un luogo che può avere caratteristiche simili ad altri, dove imparare a osservare altri boschi o fiumi che si trovano fuori dall’area protetta . Una faggeta è sempre una faggeta, sia che si trovi entro in confini di un parco, sia quando ne è al di fuori. Un fiume è sempre lo stesso, sia quando scorre dentro un’area protetta, sia quando lo incontriamo “fuori”.
La visita vissuta come evento straordinario, in un luogo ritenuto unico e in cui si trova, “soltanto lì”, la natura, può presentare poi il rischio di contrapporre il parco all’ambiente di vita quotidiana, facendo ritenere la natura intorno a casa meno dignitosa e meno bella perché non protetta e rischiando di trasmettere il concetto di un essere umano separato dall’ambiente naturale.
Creando aspettative e proponendo attività durante la visita ad un’area protetta si dovrebbero quindi promuovere esperienze riproducibili anche nel quotidiano, superando, in pratica, l’idea di parco come santuario della natura, in cui il concetto di “conservare” è spesso scambiato con il concetto di “racchiudere cose rare”. Certo, la visione di un evento geomorfologico unico o di una specie animale molto rara costituiscono un momento importante, ma eccezionale ed episodico; il contatto globale e personale con l’ambiente in cui il fenomeno si verifica o in cui l’animale vive sono il vero momento importante di conoscenza e di presa di coscienza del mondo naturale.
In questo modo è possibile recuperare l’obiettivo primario dell’educazione ambientale che, partendo dalle esperienze vissute nell’ambiente, tende a sviluppare in ciascuno un rapporto personale e affettivo con tutto il territorio, a partire da quello di vita. L’interesse e l’amore per la natura dovrebbero poi influenzare positivamente i comportamenti di tutti i giorni e in ogni luogo.
Attività
La natura attraverso i nostri sensi: colori, profumi e suoni:”Due occhi in due”
E’ un gioco da svolgere a coppie. Occorrono tante bende quante sono le coppie. Bisogna prevedere in tutto almeno un’ora.
In ogni coppia una persona è bendata e l’altra è la guida. Accompagnerete il bendato lungo un percorso ricco di stimoli sensoriali, per la durata di 10 – 15 minuti, cercando di fargli cogliere il maggior numero di informazioni e di segnalazioni trasmesse dall’ambiente. Gli farete toccare oggetti naturali diversi, lo farete camminare su suoli diversi, lo avvicinerete a fonti sonore o a luoghi più o meno ombreggiati o assolati. E’ estremamente importante che tutto avvenga in silenzio, permettendo ad ogni coppia di stabilire un proprio personale rapporto di fiducia e un sistema di comunicazione non verbale.
Una volta ritornati al punto di partenza il bendato verrà “sbendato” e dovrà cercare di ricostruire il percorso sensoriale lungo il quale è stato accompagnato.
I ruoli poi si invertono e chi è stato guida viene bendato.
La coppia potrà alla fine scambiare le proprie impressioni, difficoltà e scoperte. Lo scopo di questa attività è quello di far usare i sensi che in genere vengono sottoutilizzati rispetto alla vista ma che ci possono fornire informazioni preziose facendoci superare un bel po’ di stereotipi. Un esempio? Vedendoli gli aghi del larice e quelli di un pino possono sembrare simili ma provate a toccarli!
Alla ricerca di tracce animali
Materiale
Fotocopie con immagini di tracce di animali tratte dalle guide al riconoscimento delle tracce animali, quaderno di campo, sacchetti di plastica, piccoli barattoli, etichette,matite, gesso e contenitori vari, ecc.
Descrizione
E’ una attività di campo che prevede la ricerca, l’osservazione e in qualche caso la raccolta delle tracce degli animali.
In natura
Adesso con tutti i sensi “sgranchiti” e, paradossalmente, con la vista acutizzata, ricercate con i vostri ragazzi le tracce a diverse altezze: sul terreno, sui tronchi, sui rami degli alberi, fra i cespugli, sulle foglie delle piante, sui sassi, sui tronchi caduti, ecc., oppure dividendo l’indagine per categorie: impronte, resti di alimentazione, tane, parti del corpo, ecc.
Potrete compilare una pagina di un quaderno con disegni e annotazioni, relativi alle tracce scoperte e, se possibile, ne raccoglierete un campione mettendolo nel sacchetto di plastica o in piccoli contenitori etichettati. Le tracce non “asportabili” (ad esempio le tane) potranno essere disegnate, raccogliendo un campione di terra o di legno uguale a quello in cui la tana si trova.
L’attività si può completare con la realizzazione di calchi in gesso delle impronte, delle cortecce degli alberi con fori o gallerie , ecc.
A casa
Si potranno compiere osservazioni in dettaglio dei campioni raccolti, con l’aiuto di una lente di ingrandimento, e classificare e catalogare tutte le tracce. Potrà infine essere realizzata una piccola guida personale di identificazione delle tracce, arricchita da schede, una per traccia, in cui compariranno il nome e l’immagine dell’animale, l’immagine e la descrizione della traccia, le modalità del ritrovamento, l’attività animale legata alla traccia trovata.