La Natura è “noiosa” per i bambini di oggi? Quando eravate bambini che cosa rappresentava per voi la natura e che cosa ci facevate?
Già da alcuni anni numerosi studi e ricerche evidenziano il progressivo allontanamento dei bambini dalla natura con conseguente difficoltà ad uscire all’aperto, paura di sporcarsi di terra o di bagnarsi di pioggia, di incontrare la biodiversità naturale (insetti, anfibi, rettili, uccelli…..) e tutto ciò che non corrisponde alla natura addomesticata o addirittura sintetica in cui sono cresciuti.
Gli spazi esterni si sono contratti e molti bambini non riescono più a fare quei giochi e quelle attività che, nell’infanzia, sono alla base del benessere fisico e psicologico.
Il vissuto quotidiano, prevalentemente in contesti urbani, priva bambini e ragazzi di semplici esperienze come la raccolta dei soffioni, la scoperta di un ragnatela, l’attraversare a piedi nudi un torrente, la vista di un animale selvatico. Passare gran parte del tempo in casa, spesso davanti alla TV, ai videogiochi, al computer o in ambienti poco interessanti costruiti dagli adulti, li allontana dal contatto diretto, concreto e sensibile con la realtà.
Si perde l’occasione di abilitare le proprie competenze relazionali nei confronti di ciò che è diverso da noi, si impoveriscono i sensi, i pensieri e l’immaginazione. La vita sedentaria ed al chiuso potenzia l’iperattività, i comportamenti irrequieti e la disattenzione dei bambini. Un recente studio americano (autore Peter Gray) dimostra che quegli adolescenti che da bambini hanno giocato poco o nulla mostrano più spesso segni di disagio psicologico, come l’ansia e la depressione.
Uno spazio all’aperto, invece, può offrire innumerevoli opportunità, non solo per il gioco e per le relazioni sociali, ma anche per un apprendimento diretto delle forme viventi che nessun libro può insegnare.
Quando gli ambienti naturali non sono troppo addomesticati offrono la complessità della vita, la varietà delle osservazioni, una imprevedibilità ed una mobilità che stimola i bambini ad esplorare, a notare analogie e differenze, a provare e riprovare, a fantasticare su situazioni possibili (Albertina Oliviero e Anna Oliviero Ferraris).
Abituati a ricevere una tempesta di stimoli ad alta intensità, spesso i ragazzi si annoiano quando entrano in un bosco. Chiedono con insistenza “che facciamo?”, hanno bisogno di continue attività per colmare il tempo, forse perché li abbiamo abituati alla programmazione continua del tempo. E’ sparita l’attesa, il tempo dell’attesa. E’ difficile percorrere in silenzio un sentiero nella natura, che si apprende ed alla quale è necessario rieducare, proponendo tempi, spazi e ritmi silenziosi.
Silvia Vegetti Finzi ci ricorda come “un tempo la noia era una fedele compagna dell’infanzia ed ora sappiamo che la creatività sorge proprio sul vuoto, purché esso non sia sterilmente depressivo ma alimentato dal senso della bellezza e della sacralità del contesto naturale”.
La Natura è “noiosa” per i bambini di oggi?