Questo viaggio, tra i più affascinanti del nostro programma, ricopre per noi un’importanza fondamentale. L’India infatti è una delle nostre destinazioni “storiche”, dal valore naturalistico immenso, dove abbiamo realizzato in passato alcune osservazioni in natura che ancora oggi ricordiamo con emozione. Per questo motivo vogliamo pubblicare il racconto, sotto forma di diario, dell’ esperienza vissuta in India, nel 2019. Lo facciamo grazie alle parole di Maurizio, uno dei nostri più affezionati viaggiatori, insieme al figlio Gabriele. E’ un diario dettagliato che ci farà immergere per un po’ nelle atmosfere straordinarie di un paese unico sotto tutti i punti di vista.
Se anche tu come Maurizio vuoi vivere l’emozione di un viaggio in India non perderti la prossima partenza, prevista a Febbraio 2024: India Selvaggia – la tigre, il leone, il rinoceronte.
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Il diario di viaggio di Maurizio – Novembre 2019
Giorno 1: partenza dall’Italia
Da diverso tempo desideravo intraprendere questo viaggio per poter osservare e fotografare la tigre: finalmente era giunto il momento.
Partiamo dall’aeroporto M. Polo di Venezia in sette: io, Gabriele, Silvana, Sabrina, Bruno, Guglielmo e Renzo. L’aereo della British Airways decolla alle 13.00. Dopo un’ora e 45 minuti siamo a Londra, aeroporto di Heathrow, dove troviamo Daniele, la nostra guida logistico-naturalistica del W.W.F. Travel- Biosfera. Mangiamo qualcosa in un piccolo Take away e passiamo le lunghe ore di attesa prima di imbarcarci per l’India seduti attorno a Daniele, che ci racconta le sue avventure e le curiosità dei suoi precedenti viaggi.
L’aereo per Mumbay parte alle ore 21. A bordo ci consegnano cuscino e coperta per la notte; ci porteranno poi la cena e il mattino seguente la colazione.
Giorno 2: da Mumbay al Parco Nazionale di Gir
Dopo circa 10 ore atterriamo a Mumbay alle ore 11.30 (ora indiana). La coincidenza per Rajkot doveva essere alle 15.30, ma l’aereo parte in forte ritardo alle 18.00: nell’attesa visitiamo il grande e moderno aeroporto, arredato con spettacolari allestimenti che ci introducono al folklore e ai paesaggi dell’India. Alle 18.50 siamo a Rajkot, che si trova nello stato del Gujarat, all’ estremità occidentale dell’India, dove due taxi ci aspettano per portarci al resort del Parco Nazionale di Gir. Per il ritardo subito, poco dopo la partenza il coordinatore indiano aveva già predisposto una sosta per offrirci, in un piccolo e moderno ristorante, un rinfresco a base di verdure pastellate, dolci e tè. Il viaggio di 170 km dura tre ore. Il traffico stradale è impressionante, con tantissimi motorini, biciclette, camion e qualche rara auto; si guida senza regole, non esistono i segnali stradali, tutti hanno la precedenza, è un grande “disordine ordinato “come dirà Silvana. I due taxi si fanno strada suonando continuamente il clacson, dribblando le mucche e i cani fermi in centro strada. Nei villaggi, i due lati della strada sono fiancheggiati da tantissime baracche adibite a negozietti, con intorno una miriade di persone e di motociclette parcheggiate: il tutto circondato da un mare di rifiuti di plastica.
Alle 23 siamo arrivati al “Gir Birding Resort”, composto da piccoli edifici con camera e bagno, circondati da un piccolo giardino fiorito: il tutto completamente immerso nel verde di una grande piantagione di mango. Ci viene servita una cena tipica indiana molto speziata. Dopo le 24 andiamo a dormire, stanchi dei due lunghi giorni di viaggio.
Giorno 3: Safari nel Parco di Gir
Sveglia alle ore 5: l’appuntamento con i due taxi che ci portano all’entrata del Parco è alle 5.30, e fa ancora buio. Il Parco di Gir è importante per la presenza esclusiva del leone asiatico: ne vivono qui infatti oltre 600 esemplari. La foresta di Gir è composta per la maggior parte da alberi di teak.
Il leone asiatico era presente in passato molto più a occidente: infatti in Turchia si è estinto nei primi anni del Novecento. Nelle storie di Erodoto, nel V secolo avanti Cristo, viene ricordata la presenza del leone anche in Europa, in Macedonia. Agli inizi del Novecento in India ne rimanevano solo una trentina di esemplari, forse meno, mentre oggi sono in aumento. Il leone asiatico è più piccolo del cugino africano, ha una criniera meno folta e una piega nella pelle ventrale.
All’entrata del Parco paghiamo 14.000 rupie per ogni macchina fotografica al giorno, e prendiamo posto su 2 jeep, dove oltre all’autista c’è un ranger. Siamo gli unici europei, mentre ci sono molti altri turisti indiani. Entriamo alle prime luci dell’alba: il primo animale che si presenta ai nostri occhi è il chital, o cervo pomellato, che si lascia immortalare dai nostri obiettivi a pochi metri di distanza. Sono presenti anche altri mammiferi erbivori: il sambar, il nilgau e l’antilope quadricorne. Fotografiamo anche i primi langur o entelli, che sono scimmie arboricole strettamente vegetariane, considerate dagli induisti animali sacri al dio Hanuman. Alle 10 ha termine il nostro primo safari e torniamo al lodge per la prima colazione e un breve riposo.
Alle 13 ci viene servito il pranzo con pietanze molto speziate, che qualcuno di noi non apprezza molto e quindi mangia poco. Il tempo è bello e la temperatura è di 30 gradi. Alle 14.30 ritorniamo nella riserva per il secondo safari.
Questa volta abbiamo la fortuna di ammirare il primo esemplare di leone: un maschio ci viene incontro lungo la strada di percorrenza e passa ad un metro dalla nostra jeep! L’emozione è forte, e anche la paura, tanto che Gabriele, mio figlio, esclama preoccupato “ohi ohi” nel momento in cui il leone incrocia il suo sguardo. Riusciamo invece a scattare tranquillamente decine di foto perchè il felino si distende a qualche metro da noi in una bassura fangosa e ci rimane per almeno due ore. Diverse altre jeep sostano per immortalare lo spettacolo del leone “esibizionista”. Continuiamo il giro e raggiungiamo le rive di un lago dove osserviamo i primi coccodrilli.
Alle 18, con il buio usciamo dal parco e torniamo al resort dove, con l’ausilio di una torcia elettrica riusciamo a vedere e fotografare le volpi volanti (pipistrelli giganti), che vengono a nutrirsi dei frutti del grande albero davanti alla reception.
Alle 20 viene servita la cena, dopodichè facciamo la nostra prima check-list dei vertebrati osservati nella giornata. Daniele coglie l’occasione per spiegare a tutti alcuni dettagli molto interessanti sugli animali che abbiamo ammirato, sulle loro caratteristiche somatiche e sui loro comportamenti.
Giorno 4: safari nel parco e trasferimento verso Bhavnagar
Sveglia ore 5.15. Alle 6 i soliti due taxi ci portano all’entrata della riserva, paghiamo per le macchine fotografiche e iniziamo il terzo safari a bordo delle jeep. La mattinata inizia molto bene perchè incontriamo subito 2 leoni maschi sdraiati sulla strada che, disturbati da un’altra jeep che si avvicina troppo, si alzano e si dirigono verso di noi. Riusciamo a scattare diverse foto. Successivamente incontriamo un bell’ esemplare di aquila pescatrice che si lascia fotografare a pochi metri da noi, sulla riva di un ruscello.
Alle 10 termina la nostra avventura nella foresta di Gir.
Rientrati al resort ci viene fornita la colazione, e ci rimane del tempo per una passeggiata nella piantagione di mango alla ricerca di qualche nuova specie ornitologica: abbiamo invece la fortuna di vedere uno sciacallo.
Alle 13, dopo il pranzo, con una gradevole temperatura di 26 gradi, lasciamo il Sasan Gir National Park per una nuova destinazione.
Prendiamo la strada per raggiungere la città di Bhavnagar, comoda base per visitare i templi di Palitana.
Impieghiamo 4.30 ore per raggiungere il Nilambagh Hotel, del 1859, antica residenza dei re, dove trascorreremo la notte. Al tramonto centinaia di volpi volanti si spostano tutte nella stessa direzione alla ricerca di un luogo di alimentazione.
Alle 19.30 visita guidata alle stanze dell’Hotel, palazzo riccamente arredato con molte stampe originali dell’avifauna indiana e quadri raffiguranti i precedenti proprietari. Verso le 20 ci viene fornita la cena nella grande sala per banchetti.
Giorno 5: i templi di Palitana e il Velavadar National Park
Sveglia ore 3.20, alle 4 i due taxi ci portano a Palitana, straordinario gruppo di 863 templi giainisti in gran parte del XVI secolo e anche ora in continua costruzione. Alle 5.20 con il buio iniziamo la salita della collina, ci aspettano 3500 scalini in 4 km di percorso. La scalinata non è illuminata, ma gli occhi si adattano facilmente e la pietra chiara che compone la strada facilita il nostro cammino. Non ci sono altri turisti europei, e ci mescoliamo quindi ai molti pellegrini che percorrono tutta la scalinata scalzi, per la maggior parte donne, alcune più anziane trasportate su rudimentali portantine di bambù da 2 o 4 portatori. La camminata, immersi nella pace e nell’oscurità, ci porta un senso di tranquillità e libertà, che si tramuta in stupore contemplando lo spettacolo delle prime luci dell’alba che si creano tra le montagne e si mescolano ai colori delle pellegrine che indossano il coloratissimo sari. In due ore siamo sulla sommità della collina, dove sorge il tempio più imponente l’Adinath Temple: all’entrata dobbiamo toglierci le scarpe, e percorriamo quindi scalzi il dedalo di cappelle, portici e tabernacoli con all’interno i reliquiari che custodiscono le molte immagini della dea Adinath. Molti sono i pellegrini in preghiera, e non è consentito fare fotografie. Nella parte più alta dei templi, un guardiano ci permette di scattare alcune foto dall’alto, in una zona dove non ci sono i pellegrini.
Con il trascorrere delle ore la giornata si fa molto calda, e si capisce bene il motivo per cui il pellegrinaggio inizia alle prime ore del giorno. Gabriele e Sabrina ci precedono nella discesa, e approfittano quindi del tempo disponibile per fare amicizia con un monaco: qui le persone non sono abituate ai turisti e sono felici e disponibili a parlare e a lasciarsi fotografare. Alle 11 risaliamo sulle auto, e raggiungiamo in un’ora e mezza il Velavadar National Park, famoso per l’antilope cervicapra (black buck). Ci troviamo nella regione di Bhal Saurashtra: è un ambiente di savana simile a quella africana, con una estensione di 34 kmq e con una popolazione di 4500 esemplari di black buck. Siamo ospitati nel Blackbuck Lodge, molto lussuoso, dove ogni camera con bagno è un edificio singolo immerso nella vegetazione. Verso le 13 andiamo a pranzo. Alle 13.30 partiamo con due jeep per il primo safari, durante il quale osserviamo e fotografiamo l’antilope cervicapra, il cui maschio dal mantello scuro presenta delle splendide corna avvolte a spirale.
È stato in serio pericolo di estinzione a causa della caccia indiscriminata, ma oggi questa riserva ne ospita la popolazione più importante del pianeta. E’ presente anche il nilgau, che è un’antilope molto grande dall’aspetto un po’ strano. Qui è ben rappresentata l’avifauna indiana, ma sono presenti anche alcune specie europee che in questa riserva vengono a svernare.
Alle 18.15 si rientra al lodge, con una bellissima ambientazione, immerso nella natura circostante. È stata una giornata molto calda, con temperatura superiore ai 32 gradi, quindi tutti colgono l’occasione di fare una doccia all’aperto immersi nei suoni della natura: ogni edificio si affaccia infatti su un piccolo giardinetto interno, dove è presente la doccia, chiuso da alte mura ed accessibile solo dal bagno.
Giorno 6: safari nel Velavadar National Park
Sveglia alle ore 6, si parte poco dopo per il secondo safari. Viena segnalata la presenza di un lupo che noi non riusciamo a vedere essendo ad una notevole distanza che dopo pochi istanti si nasconde nella vegetazione. Sono sempre molto numerose le antilopi cervicapra, e ammiriamo anche alcuni esemplari di gru antigone, uno degli uccelli più amati e rispettati in India, che è quindi una specie molto diffusa. Un bell’ esemplare di aquila delle steppe è posato sul terreno, e si lascia ammirare e fotografare. Riusciamo anche ad immortalare con le nostre fotocamere una famiglia di nibbio bianco, un rapace presente anche nell’ovest d’Europa, e un grande stormo di gru. Alle 10 si rientra e facciamo una veloce colazione, perchè alle 10.30 dobbiamo essere pronti per andare ad Ahmedabad, prima città del Gujarat.
Verso le 14 facciamo una sosta per il pranzo in un ristorante lungo la strada. Una ragazza indiana vi stava festeggiando il suo compleanno con gli amici e ci ha offerto una fetta di un bellissimo dolce con panna e frutta: alcuni di noi lo hanno accettato volentieri. Alle 15.30 siamo all’aeroporto di Ahmedabad.
In questa città si trova il “Sabarmati Ashram”, la seconda casa del Mahatma Gandhi, e nell’attesa guardiamo i grandi pannelli che ne raccontano la vita con testi e grandi fotografie. Non mancano i soliti controlli rigorosi di passaporto e bagagli. Come al solito il decollo avviene in ritardo, partiamo alle 17.20 e alle 19 arriviamo a Delhi, città di 16 milioni di abitanti, che attualmente presenta gravi problemi di inquinamento. All’uscita i soliti due taxi ci conducono in 10 minuti all’Hotel International Plaza, un grande e moderno edificio di 7 piani, molto lussuoso. All’entrata dell’Hotel i controlli a persone e bagagli con metal detector sono molto rigorosi, e non viene tralasciata neppure l’apertura del cofano dell’auto, alla ricerca di eventuali esplosivi. La cena è a buffet con cucina internazionale.
Giorno 7: Tadoba National Park – l’incontro con la tigre
Sveglia ore 3.00, alle 3.30 i taxi ci riportano all’aeroporto di Delhi, dove anche a quest’ora della notte c’è tantissima gente in partenza. I controlli, come al solito, sono lunghi, rigorosi e stressanti. L’aereo per la città di Nagpur decolla alle 6.20 e atterra alle 7.30. Da qui con due taxi raggiungiamo il Tadoba National Park, che dista 150 km. Nagpur si trova al centro dell’India, nello stato del Maharashtra.
Il Tadoba Andhari Tiger Reserve è caratterizzato da una foresta decidua di 626 kmq, il teak è la specie arborea predominante.
Alle 11 siamo all’Irai Safari Resort, molto suggestivo, con le camere con bagno che sono tende su palafitte e con una grande terrazza, arredate all’interno in modo rustico ma nello stesso tempo molto confortevole.
Prima del pranzo e del primo safari ci resta il tempo per un bel bagno in piscina e un po’ di relax sotto i raggi del sole, con una temperatura di 30 gradi che è l’ideale.
Alle 13 il pranzo è nell’edificio principale a self-service. Alle 13.30 partenza con le jeep per andare nella riserva. All’ingresso ci sono molti turisti in attesa di entrare, ma gli unici europei siamo noi; dobbiamo consegnare i passaporti per la registrazione dell’accesso al parco.
Paghiamo, io e Gabriele, 750 rupie per le tre fotocamere con teleobiettivo.
In questo primo fotosafari alla tigre abbiamo la fortuna di incontrare il felino che dista da noi 150-200 metri, fermo e accovacciato al sole: ci permette di scattare le prime foto e si realizza così il nostro sogno. Dopo questo entusiasmante incontro continuiamo il giro che ci riserva l’osservazione di diversi sambar a distanza ravvicinata, che sono la preda più ambita dalla tigre. Usciamo dal parco alle ore 18, fa quasi buio.
Dopo la cena si va a dormire molto presto, è stata una giornata molto intensa ma entusiasmante.
Giorno 8: safari nel parco – la tigre e il dhole
Sveglia ore 5.15 e partenza per le 6.15, dopo una veloce mini-colazione con tè e biscotti. Dopo aver pagato la solita tassa per le fotocamere, con la salita sulla jeep del nostro ranger-guida inizia il secondo safari. Alle 8.00 il colpo di fortuna: avvistiamo una tigre a soli 25-30 metri da noi che dorme distesa sulla riva di un piccolo specchio d’acqua, in perfetta luce. Sono presenti 7-8 jeep comprese le nostre. Per oltre un’ora e mezza siamo deliziati dallo spettacolo che ci riserva il felino: si alza, si gira verso di noi, si siede, sbadiglia e si ridistende, perciò scattiamo alcune centinaia di foto. Dopo tanta emozione dobbiamo comunque muoverci per terminare il nostro giro.
Alle 10 si lascia la riserva per ritornare alle nostre tende, dove è pronta la seconda colazione con yogurt, tè, caffè e frutta esotica, oltre alle varie pietanze indiane ricche di spezie. Nella pausa, prima di pranzo, usciamo dal resort e facciamo una visita a piedi al vicino villaggio, che è composto da piccole abitazioni molto povere, con molte persone anziane, donne e bambini scalzi che si lasciano fotografare in scene di vita molto suggestive. Rientrati al resort andiamo in piscina per un bagno. Silvana, distesa su una brandina, all’improvviso lancia un urlo: un Dendrelaphis, un serpente arboricolo lungo più di un metro, per fortuna innocuo, tenta di risalire lungo il suo braccio destro. Silvana scappa da una parte, il serpente dall’altra, tutto si risolve con un grande spavento reciproco. Dopo il pranzo, alle 14 si parte per un altro giro nella foresta, durante il quale sentiamo solo il ruggito di una tigre, che rimane però nascosta tra la folta vegetazione. Quasi all’uscita del parco, Daniele, la nostra guida naturalistica, lancia un grido “il dhole, fotografate, fotografate!”. Il dhole (red dog) è un cane selvatico di colore rossastro, cacciatore sociale della foresta, molto abile. È una preda fotografica molto ambita da tutti gli operatori naturalisti del W.W.F. Travel: per la prima volta dopo molti anni di viaggi si lascia osservare e fotografare. Quattro esemplari sono usciti dalla vegetazione lungo la strada e camminano davanti alla nostra jeep: uno spettacolo unico, e pur essendo quasi sera e poca luce, con alti valori di sensibilità delle macchine fotografiche riusciamo ad immortalare questa rara opportunità. Dopo cena, come tutte le sere, riunione per aggiornare la check list delle specie viste.
Giorno 9: safari nel parco – il bue muschiato
Sveglia ore 5.10. Piccola colazione con caffè e biscotti, poi saliamo sulle jeep.
Oggi il nostro ranger è una giovane donna carina. Il quarto safari in questo parco ci riserba poche emozioni, un gufo di palude appollaiato su un ramo con un piccolo serpente tra le zampe e il gaur, un grande bovide che può raggiungere la tonnellata di peso.
Nessun avvistamento della tigre. Dopo le 10 finisce il nostro giro.
Dopo la colazione in quattro prendiamo una bicicletta messa a disposizione del lodge e facciamo un giro fino ad un altro piccolo paese che si trova all’entrata della riserva, composto da casette in muratura molto povere, dove cogliamo scene di vita quotidiana, i ragazzi in divisa che tornano da scuola, le donne che stendono la biancheria sempre molto colorata o sedute a terra a pulire le pentole. Torniamo al resort lungo le polverose stradine del villaggio e tra i campi coltivati a riso, percorse a piedi dagli uomini che tornano a casa dal lavoro per il pranzo.
Alle 15.45 partenza per il quinto safari.
Fotografiamo i numerosi langur o entelli delle pianure settentrionali, che sono scimmie che vivono in gruppi sociali ben organizzati, sacre per gli induisti. L’emozione maggiore del pomeriggio sarà fotografare un esemplare di muntjak o cervo muschiato: è un piccolo cervo fornito di due canini, ha una “ghiandola del muschio” nascosta tra i peli della regione anale che emette un forte odore sgradevole; raramente si fa vedere perchè rimane nascosto nel folto della vegetazione. Al tramonto si conclude la nostra escursione.
Giorno 10: viaggio verso il Kanha National Park
Sveglia alle ore 5, si parte per l’ultimo safari nel Tadoba. Nessuna traccia della tigre, abbiamo trascorso una mattinata abbastanza deludente.Tornati al lodge facciamo colazione e prepariamo i bagagli perchè alle 11.30 lasciamo l’Irai Resort per dirigerci verso il ”Kanha National Park”. Con i soliti due taxi inizia il lungo viaggio che durerà circa 8 ore. Ci fermiamo un attimo per scattare alcune foto ad un gruppo di donne intente a lavare i panni sul fiume, è una cosa ormai inusuale da noi. Sosta alle 14.30 per il pranzo in un autogrill lungo l’autostrada.
In alcuni punti l’autostrada è ancora in costruzione, quindi ci sono diverse deviazioni su strade molto polverose, sulle quali incontriamo addirittura due famiglie di babbuini che si nutrono in mezzo al traffico, noncuranti del pericolo. Il viaggio non è affatto noioso, in quanto si presentano al nostro sguardo scene di vita per noi inconsuete: ragazzi tutti in divisa che tornano da scuola a piedi o in bicicletta, venditori di frutta sul ciglio della strada, mucche che sostano o camminano tra i camion e le motociclette, tutto immerso in una continua polverosa atmosfera.
Alle 19.30 arriviamo al Tuli Tiger Resort del Kanha National Park, nello stato del Madhya Pradesh. E’ una delle più belle riserve naturali dell’India, dove rigogliosa è la foresta decidua, il luogo dove R.Kipling ambientò il ”Libro della giungla”. Un tempo era riserva di caccia dei vicerè britannici, e vi sono presenti tigri, leopardi, cervi, orsi, iene e circa 300 specie di uccelli. Ci sistemiamo nelle nostre caratteristiche camere, dove la temperatura è di 21° e dove troviamo accesa una piccola stufetta elettrica: al momento di coricarci con nostra sorpresa sotto le lenzuola ci sono le borse con l’acqua calda (mai successo in tanti viaggi!).
Giorno 11: safari nel Kanha National Park
Sveglia ore 4.45, alle 5.25 vengono a prenderci le jeep. Arriviamo all’entrata del parco che fa ancora buio, la temperatura è di 15 gradi, ci sono anche molte altre jeep cariche di persone in attesa di iniziare l’escursione, tutte di nazionalità indiana. L’attesa è lunga perchè devono assegnare una guida ranger per auto, trascrivere i nominativi di ogni visitatore e si deve pagare per ogni apparecchio fotografico.
Si entra alle prime luci del giorno e vediamo subito tre sciacalli che stanno dormendo vicino agli edifici del personale. Riusciamo a fotografare i primi barasingha o cervo delle paludi, specie rara ma ora in aumento grazie al programma di protezione, mentre 30 anni fa era sull’orlo dell’estinzione. Vengono segnalate due tigri non lontane dalla strada, ma nascoste nella vegetazione: ci fermiamo e aspettiamo a lungo, sperando in un’eventuale loro uscita allo scoperto, ma non abbiamo fortuna. Alle 11 finisce la nostra prima escursione. Prima di pranzo facciamo un giro del resort, che è situato all’interno di un gran giardino con piscina e con gruppi di bellissimi esemplari di bambù.
I cottages sono molto spaziosi, ben arredati e la cucina è sempre molto speziata. Alle 14.30 si parte per il secondo safari, la temperatura è aumentata tra i 23 e i 25 gradi.
Anche in questa escursione non avviene l’incontro con il grande felino, che è comunque segnalato nella zona di nostra percorrenza, ma rimane nascosto nell’ intricata foresta. Più facile è l’avvistamento di alcuni barasingha e, al termine della giornata, all’uscita dal parco incontriamo una coppia di sciacalli, sulla strada, che viene verso di noi e si lascia fotografare a pochi metri.
Dopo cena aggiorniamo la check list con le nuove specie osservate, seduti attorno ad un fuoco acceso all’esterno del ristorante perché la temperatura si è abbassata notevolmente. Si va presto a dormire visto le alzatacce mattutine.
Giorno 12: ultimo giorno nella foresta di Kahna
Sveglia di nuovo alle 4.45, e alle 5.15 siamo pronti per il terzo safari: alle prime luci dell’alba, ore 6.15, entriamo nel parco. La mattinata non ci riserva nessun incontro con il felino, mentre il giorno prima sullo stesso percorso sono stati fotografati tre esemplari di tigre, che un signore indiano ci mostra sul suo smartphone. Fotografiamo solo qualche nuova specie di uccello. Alle 10.15 finisce la nostra avventura nella foresta di Kanha, dobbiamo preparare i bagagli per prendere l’aereo per Delhi. La riserva naturale appena visitata è molto bella, con una rigogliosa vegetazione di caducifoglie, monti dalla cima piatta, torrenti serpeggianti, una ricca varietà di specie di uccelli. E’ uno dei parchi indiani dove è più facile avvistare le tigri, che sono più di 100: purtroppo noi non siamo stati fortunati.
Alle 10.45 partiamo per raggiungere Jabalpur, che fu la capitale di un potente regno tribale Gond dal XII al XVI secolo. Alle 16.30 dovrebbe partire l’aereo per Delhi, ma come al solito si parte in ritardo, alle 17.30.
Alle 19.30 siamo a Delhi, all’uscita dell’aeroporto dobbiamo aspettare un’ora perchè l’atterraggio avviene in un terminal diverso dal precedente, e gli autisti dei taxi devono capire dove venire a prenderci e districarsi nel traffico. Alle 20.40 siamo nuovamente all’hotel Plaza.
Giorno 13: arrivo al Kaziranga National Park
Sveglia alle ore 5.50, colazione all’italiana con cappuccino, dolci, yogurt e frutta esotica. Alle 7.00 i taxi ci riportano all’aeroporto “Indira Gandhi”, al terminal n° 1, ma il nostro volo è spostato al terminal n° 3. Dobbiamo prendere due taxi, pagare 300 rupie a testa e raggiungere il terminal di partenza a qualche chilometro di distanza. Dopo i lunghi controlli, in particolare per il materiale fotografico, l’aereo delle 10.15 parte alle 11.20!
Il tempo si presenta nebbioso anche a causa del grave inquinamento che caratterizza le città indiane. Arriviamo a Guwahati alle 13.35. Ritirati i bagagli troviamo subito il pulmino che ci porterà al Kaziranga National Park.
Sostiamo per il pranzo in un hotel lungo la strada. Ci troviamo ora nell’estremo est dell’India, nella regione dell’Assam. Il buio arriva presto, alle 16.30. Nell’ultima parte del viaggio la strada segue il confine del parco, per cui desta la nostra curiosità vedere segnali stradali con l’indicazione di dare la precedenza a elefanti e rinoceronti. Alle 19.30 arriviamo, dopo un lungo viaggio sull’autostrada NH37, che porta nel Myanmar, all’Infinity Resort, un lodge ben inserito in un habitat naturale tipico del Sud est asiatico, con laghetto circondato da boschetti di bambù. Ci viene servita subito la cena.
Giorno 14: primo safari nel Kaziranga National Park
Sveglia alle ore 6.30 e alle 7.00 colazione. Durante la notte e fino al momento della partenza piove con forte intensità: sarà l’unica perturbazione del nostro viaggio. Alle 8.00 ha inizio il primo safari nella parte centrale del parco. Si paga come sempre per ogni apparecchio fotografico e piano piano esce il sole.
Il parco del Kaziranga è aperto solo da qualche giorno, dopo il periodo dei monsoni, ed è patrimonio dell’Unesco dal 1985. È una riserva di 860 kmq che comprende un tratto del fiume Brahmaputra con alcune isole di sabbia a nord e una parte della pianura alluvionale a sud: è un’area protetta già dal 1908, con lo scopo di salvare il rinoceronte asiatico. Fin dall’inizio della nostra escursione in jeep possiamo ammirarne alcuni esemplari. Un secolo fa erano meno di 200, oggi sono oltre 2400. Il parco è caratterizzato da ampie praterie alluvionali con vegetazione igrofila alta fino a 6 m (del genere Saccharum); ammiriamo anche alcuni esemplari di cervo porcino. Rientrati al resort, alle 12 andiamo veloci a pranzo. Alle 13 si parte per il secondo safari, nella parte est del parco. Abbiamo subito un incontro ravvicinato con il rinoceronte, e ad una notevole distanza vediamo un gruppo di bufali. L’ambiente si presenta molto vario con grandi specchi d’acqua, ampie savane con alta vegetazione igrofila e foresta sempreverde. Notevole è la presenza del cervo porcino e di molte specie di uccelli: pellicani, oche, cicogne, aironi e cormorani. Alle 17 ha termine l’escursione. Dopo cena riunione per l’integrazione della check list.
Giorno 15: safari nel parco … con imprevisto
Sveglia ore 6.20. Alle 7.00 si parte con le jeep per il terzo safari nella parte ovest della riserva. Mattinata con poche emozioni, questa è forse la parte del parco meno interessante per la caccia fotografica. Alle 11 rientriamo al lodge e girando nel giardino del resort riusciamo a fare delle belle fotografie ad un bucero. Dopo il pranzo si ritorna nella parte centrale del parco. Fotografiamo i primi elefanti ed i bufali selvatici. Il nostro percorso continua su una stretta stradina tra l’alta vegetazione. Ad un certo punto dal folto della vegetazione alta 4-5 metri esce una femmina di rinoceronte infuriata che ci carica. L’autista è pronto nell’accelerare ed evita così l’impatto sulla fiancata sinistra della jeep, per fortuna. La femmina, seguita dal suo cucciolo, ci insegue ad una velocità superiore alla nostra (l’animale può superare i 40 km orari) e ci colpisce ripetutamente sul retro della jeep, cercando di morderla con gli incisivi inferiori. In un primo momento pensavo di essere sul set del film “Jurassic Park”, ma no, era tutto vero! Io e Silvana, seduti sui sedili posteriori e terrorizzati dal muso dell’animale a pochi centimetri dalla nostra schiena, urliamo all’autista di correre più veloce. Sui sedili davanti a noi ci sono Gabriele e Sabrina, anche loro spaventati. L’inseguimento dura per oltre 500 metri. La stradina termina davanti a una zona umida, dove si trova un edificio, un’altana, adibito all’osservazione della fauna del lago, da lì si torna indietro per la strada appena percorsa. La jeep che ci precede con Bruno, Guglielmo, Renzo e Daniele, si ferma nello spiazzo proprio davanti alla torre di osservazione, mentre noi, sempre inseguiti dalla femmina, dobbiamo a tutta velocità girarle attorno per fare un’inversione di marcia, con l’animale che ci segue lanciando forti lamenti di richiamo per il piccolo che, rimasto purtroppo indietro e che si trova ora davanti a noi e ci viene incontro. Ci troviamo così in una situazione molto difficile, con la femmina dietro che ci segue a pochi metri ed il figlio davanti diretto verso di noi. Il piccolo rinoceronte (piccolo si fa per dire, peserà almeno 3-4 quintali) ci carica e viene a sbattere sul fronte della jeep, mentre l’autista frena comunque per cercare di attutire lo scontro, permettendo così alla mamma rinoceronte di raggiungerci e caricarci col muso, alzando e addirittura spostando di lato il mezzo. Il piccolo sembra uscire incolume dallo scontro, si gira e ora ci precede, è in fuga davanti a noi, mentre la femmina continua ad inseguirci dietro, però comincia a stancarsi e pian piano perde terreno: riesco a riprendermi e a trovare il sangue freddo per fare un filmato dell’inseguimento. Ritornando sulla strada principale, il piccolo, seguito dalla madre va a sinistra e noi prendiamo così senz’altro a destra: la pericolosa avventura è finita, ma l’emozione è stata molto forte. Renzo, sull’altra jeep ferma davanti all’altana, riesce anche ad immortalare il grande impatto con 18 scatti fotografici. Dobbiamo comunque proseguire il giro, e abbiamo l’incontro con 3 elefanti che si stanno alimentando a 20-30 metri dalla strada, ma dopo l’avventura appena vissuta non abbiamo il coraggio di fare una sosta per le fotografie, non ci sembra il caso di rischiare un secondo inseguimento. Arrivati ad un punto di sosta, verifichiamo i danni al mezzo: il retro presenta una grande ammaccatura con un foro di qualche centimetro, opera del corno della femmina, situato a soli 5 cm dal sedile dove appoggiava la mia schiena, mentre il paraurti anteriore presenta l’ammaccatura provocata dal piccolo. Sul finire del safari riusciamo a scattare delle belle foto ad un elefante, tenendo però acceso il motore della jeep, pronti ad una eventuale fuga. Al tramonto uscendo dal parco ci fermiamo ad acquistare alcune confezioni di tè dell’Assam, che viene coltivato in questa zona: le grandi piantagioni caratterizzano tutto il percorso di ritorno al lodge. Si va a dormire presto dopo la cena, stanchi per le emozioni della giornata e anche perchè domani la sveglia sarà verso le 4.
Giorno 16: ultimo giorno nel parco di Kaziranga
Sveglia ore 4.30: oggi l’ultima escursione nel parco di Kaziranga avverrà sul dorso degli elefanti. Arriviamo all’entrata centrale del parco che fa ancora buio. Il giro inizia verso le 6.00, al sorgere del sole, con tutto intorno una nebbia leggera. Saliamo in tre su ogni elefante, oltre al guardiano dell’animale. Si procede molto lentamente tra l’alta vegetazione, seguiti dai giovani elefantini che stanno accanto alle madri, abituandosi così a seguire il percorso. Abbiamo alcuni incontri ravvicinati con i rinoceronti e branchi di sambar: è un’esperienza molto particolare guardare gli animali da questo singolare punto di osservazione, e per un’ora continuiamo a goderci l’atmosfera di questa bella passeggiata.
Ritornati al resort alle 7.30 facciamo l’ultima colazione, alle 8.30 con il pulmino ci dirigiamo verso Guwahati, la capitale dell’Assam che si estende sulle rive del fiume Brahamaputra: è l’antica sede dell’induismo tantrico. Alle 12.45 facciamo una sosta al tempio di Kamathya, del XVII secolo, abbarbicato su una delle colline Nilachal, a nord-ovest della città: è il più importante sito di pellegrinaggio dell’India. Sono sempre interessanti e belle le scene di vita che si presentano ai nostri sguardi, con santoni, pellegrini e coloratissimi mercatini. La visita dura poco perché, a causa dell’intenso traffico, dobbiamo ripartire presto per poter raggiungere in tempo l’aeroporto, dove arriviamo alle 14, e consumiamo un veloce pranzo al sacco fornito dal resort. L’aereo, come al solito, parte con un’ora di ritardo, alle 18.30. Alle 21 atterriamo a Delhi e ci trasferiamo al Plaza Hotel, dove la cena è a buffet con svariate pietanze.
Giorno 17: Delhi, il Mehrauli Archaeological Park e la tomba di Humyun
Sveglia ore 7.30, veloce colazione e due taxi ci portano al centro della città; qui troviamo la nostra guida indiana che parla in inglese e che ci assisterà per tutta la giornata.
Visitiamo il Mehrauli Archaeological Park, complesso formato da molti edifici, Patrimonio dell’Unesco, tra i quali la torre Qutb Minar, la torre singola più alta del paese, che segna il sito del primo regno mussulmano nell’India del nord, con diverse moschee e tombe, come quella di Adham Khan. Risaliti sui taxi ci dirigiamo verso il vecchio bazar, dove saliamo su dei risciò per girare negli stretti vicoli, in un caos indescrivibile di persone, pieno di colori e rumori, tutto molto vivo e coinvolgente, veramente un’esperienza da fare! Il nostro pedalatore indiano, magrissimo, fa una fatica enorme a procedere tra la gente. Facciamo una sosta al caratteristico ristorante Hovemore, dove si mangia molto bene, in particolare il pollo al burro. All’uscita dal ristorante un incantatore di serpenti fa accomodare Silvana seduta per terra e le consegna in mano un piccolo cesto con dentro un cobra nero che pian piano si alza dallo stesso: un’esperienza unica. Nel pomeriggio visitiamo la tomba di Humyun, il primo grande esempio di tomba a giardino Moghul, presa poi a modello per il famoso Taj Mahal.
Ci fermiamo per lo shopping in un negozio di lana Kashmir, dove acquistiamo ad un ottimo prezzo alcune pashmine lavorate a mano. Alle 19 facciamo ritorno all’Hotel. Delhi è una città di 16 milioni di abitanti, ha un traffico caotico, le scene di vita sono molto particolari, con intere famiglie che vivono lungo le strade, e l’aria è molto inquinata. Dopo cena facciamo una passeggiata nell’area attorno all’Hotel, dove ci sono i più grandi alberghi della città, con grandi negozi moderni. Alle 23.30 due taxi ci riportano all’aeroporto.
Giorno 18: rientro in Italia
L’aereo parte alle 3.20, ci consegnano coperta e cuscino per il viaggio notturno, che dura circa 9 ore. Alle 6.50 siamo a Londra (ora inglese) e salutiamo Daniele che prenderà l’aereo per Bologna, mentre noi decolliamo alle 9.00 per Venezia. Alle 11.45 arriviamo all’aeroporto Marco Polo, dopo aver ammirato le Alpi innevate in tutto il loro splendore vista la giornata limpida. La discesa con lo splendido panorama di Venezia conclude in bellezza il nostro avventuroso ed entusiasmante viaggio.
Diario di: Maurizio Peripolli
Foto di: Gabriele Peripolli e Maurizio Peripolli