Simone Moro, forte alpinista italiano con diversi 8000 nel suo carnet , ha rinunciato, qualche giorno fa, a salire per la quinta volta sull’Everest. “Impressionante, sembrava di essere a Gardaland” ha detto, pensando alle 200 persone in fila, in attesa di raggiungere il Colle Sud della vetta più famosa e alta del pianeta.
Un nuovo, forte segnale, l’ennesimo, che stiamo smarrendo riti, incantesimi e sacralità delle vette e della avventura. La poesia e la magia della montagna sono andate sicuramente a quel paese, in coda a oltre 7000 metri di quota, per “conquistare o farsi l’Everest”.
Un turismo lento, “a km 0” o quasi, può consentire di riscoprire l’essenza stessa del viaggio e dell’esplorazione, “ per riassaporare – come dice Valentina Musmeci nel suo Dove pensano gli asini – il piacere del nomadismo antico dell’uomo e le sue caratteristiche che stanno assopite dentro di noi: spostarsi durante il giorno, esplorare il territorio per cercare l’acqua, dormire e cucinare nel precariato, ricercare un posto giusto per montare il campo la sera”. L’asino è il compagno ideale per questa bella e intensa esperienza.
Calmo, sicuro, riflessivo, fugace, osservatore. Un gran viaggiatore con grandi occhi. “Belli, di chi sa leggere nelle pieghe della vita e sa che ogni piccolo frammento è un goderne l’insieme. Ha gli occhi sinceri e, per questo motivo, pensa”. Parole di Massimo Montanari, il “padre spirituale” dei trekking someggiati in Italia, che descrive così, nella prefazione del libro, questo fedele e millenario nostro amico di avventura. “E’ stata una autentica scoperta per me. Mi sono resa conto, dopo questo trekking, che dare dell’asino a una persona non è un insulto ma un complimento” afferma Valentina, rimasta incantata dall’incontro con questi animali e ispirata dalla magia di un trekking sui Lagorai in Trentino, una delle aree wilderness del Bel Paese. E’ nato così questo originale e bel racconto di viaggio (sedici persone che hanno camminato con 10 asini per sei giorni), ricco di spunti di riflessione.
L’asino, in questo contesto, non è un semplice animale da soma (per la cronaca può portare al massimo 40 kg di peso), ma un prezioso compagno di avventura che diventa un “mediatore culturale”. Ogni passo con lui si trasforma infatti in una opportunità per conoscere meglio l’animale, noi stessi e i nostri compagni di viaggio. Un mediatore per entrare nel paesaggio e nell’ambiente circostante. Un mediatore anche che facilita gli incontri e le conoscenze con chi ci si imbatte lungo il cammino.
Pensano gli asini ma pensiamo anche noi, alla fine di questa lettura. Un bel racconto di viaggio ma anche tanti spunti di meditazione da assaporare e condividere la sera, magari davanti a un bel bicchiere di vino, ma anche – e soprattutto – durante il cammino.
Quello con gli asini è un turismo lento, all’”ennesima potenza”, veramente alla portata di tutti!