Il peggiore giorno sul nostro Pianeta incomincia con una sfera luminosa che galleggia nel cielo. Più piccola e opaca del sole, innocua. Così per settimane. Poi le cose degenerano. Un primo lampo di luce. Poi un secondo. E allora sì che l’asteroide (o meteorite, ancora non lo sappiamo) libera la sua energia creando l’apocalisse. Prima brucia nell’atmosfera, poi colpisce il suolo (nell’assoluto silenzio: il boom sonico è arrivato dopo alcune ore), la crosta terrestre si deforma in enorme onde , arrivano venti a 1000 km/h, rocce liquefatte lanciate a terra come pugnali, tsunami, terremoti e eruzioni vulcaniche che dureranno migliaia di anni. Il Cretaceo è finito, i dinosauri pure.
La grande estinzione del Cretaceo è quella che colpisce di più l’immaginario. Ma è di quella in atto, la sesta, con il 30-50% di tutti i vertebrati in severo declino numerico, che dovremmo immaginarne gli effetti sul pianeta. E allora, le strategie di conservazione adottate stanno funzionando?

E il Condor della California? Ora osservarlo in natura è quasi una certezza, ma ne rimanevano 27 nel 1987.

Se l’osservazione in natura di una specie in pericolo critico di estinzione crea un certo turbamento, vederne un’altra che ce l’ha fatta infonde speranza.
Ne abbiamo un disperato bisogno.