Quando l’amore per la fotografia si trasforma da gioco – da praticare durante un viaggio o per una festa di famiglia – in una vera grande passione, è il momento di farsi la domanda: “voglio essere un Fotografo Giaguaro o un Fotografo Cercopiteco?”
Certo, messa così la risposta può apparire scontata. Chi non vorrebbe avere il fascino misterioso dell’elusivo predatore padrone della foresta amazzonica? Tutti vorremmo essere fotografi Giaguaro, certo! Ma siamo sicuri che sia questa la scelta migliore? Proviamo a riflettere un attimo…
Il Fotografo Giaguaro corrisponde al mito intramontabile dell’eroe solitario. Il Giaguaro è un meraviglioso individualista, pieno di fascino misterioso. In tanti lo cercano, ma lui difficilmente si concede. Ha abitudini crepuscolari, si muove di prima mattina o al tramonto alla ricerca di “quella” luce speciale. Studia le sue “prede” da lontano, si acquatta nell’ombra ed è maestro dell’agguato. A volte la sua “caccia” va a buon fine, ma, quando le cose non vanno bene… lui lascia perdere; non è facile accettare un insuccesso quando si è un Giaguaro; dover chiedere aiuto, poi, è fuori discussione. In questi casi, da buon felino, preferisce scomparire nella notte in una dignitosa ritirata.
Attento ad ogni dettaglio, il Fotografo Giauguaro, impara presto a cavarsela da solo, fa poche domande, e dà pochissime risposte. Tiene gelosamente per sè i “posti buoni”: non rileverebbe neanche sotto tortura quella parete nascosta dove una colonia di gruccioni ha scelto di nidificare; non condividerebbe mai quella grotta dove al crepuscolo è possibile fotografare pipistrelli in volo, né quella valle solitaria – che si raggiunge solo dopo due giorni di cammino – dove in autunno è possibile vedere i combattimenti dei cervi.
Un vero Giaguaro ha pochi amici, non ama confondersi con i suoi simili, e, quando è proprio necessario condividere un blog, una mostra, un convegno (nel mondo “social” di oggi non è proprio possibile evitarlo), lo fa solo con chi ha caratteristiche professionali molto diverse dalle sue. Mai e poi mai mischierebbe le sue immagini con quelle di un fotografo che ha osato invadere il suo spazio ed immortalare la sua specie icona senza chiedere il permesso… Quando si tratta di partecipare ad un evento con dei colleghi, poi, fa il misterioso, si nega, valuta bene se e come accettare (“mi si nota di più se non vado o se vado e mi metto in ultima fila?”); Quando alla fine decide di dire si, vuole il nome grande sulla locandina… E’ o non è il re della foresta pluviale?!
Il Fotografo Giaguaro in sintesi è, per molti, una leggenda con buone chances di successo nel proprio territorio… Le cose si fanno più complicate, però, quando, esaurite le “prede casalinghe”, è necessario rivolgersi verso territori meno conosciuti. La sua natura, che tanti gli invidiano, fuori casa può rivelarsi un problema: ora che sarebbe il momento di socializzare – per capire come muoversi lontano dall’ ambiente abituale – quel brutto carattere proprio non lo aiuta… Qualche volta si sforza di sorridere e fare domande. Abbandona per un attimo il suo ghigno feroce, ma per lo più riceve risposte elusive, risposte del tutto simili a quelle che lui riservava agli “stranieri” che osavano affaciarsi dalle sue parti…
A questo punto torniamo alla nostra domanda iniziale: “siete proprio sicuri che essere un Giaguaro è un vero vantaggio?”
Una strategia evolutiva diversa, in un territorio difficile come quello della moderna fotografia, sembra avere maggiori possibilità di successo…
Il Fotografo Cercopiteco è molto curioso, guarda e riguarda gli scatti dei colleghi “più grandi” per carpirne i segreti nascosti. Quando ha l’occasione di partecipare ad un
evento di fotografia è sempre in prima fila, con la mano alzata. Fa mille domande, poi sceglie uno degli “adulti” come punto di riferimento e lo elegge a suo “capo branco“. La maggior parte del tempo, però, lo passa tra i suoi coetanei. Non si stanca mai di scattare, “giocare” al fotografo è un bel modo per crescere!
Nel suo gruppo il motto è “l’unione fa la forza”. Appena può si spinge ad esplorare nuovi territori, magari virtuali… Per lui Facebook, Twitter e gli altri social network diventano presto occasione di nuovi incontri. Si sposta in piccoli gruppi, si guarda intorno, annusa l’aria e se trova un suo simile (un giovane fotografo Cercopiteco di un altra parte del mondo) gli stringe subito la mano e tenta qualche interessante scambio “culturale”. Conosce mille posti “giusti” sparsi nei 5 continenti, la sua porta è sempre aperta per accogliere gli amici fotografi conosciuti “in giro”. Appena scatta una buona immagine non vede l’ora di condividerla su FB.
Quando il fotografo Cercopiteco si sente pronto a fare il balzo decisivo e… diventare “grande”, ha già un solido network di amici che lo sostengono e lo consigliano. Troverà sicuramente qualcuno pronto a dargli la dritta giusta per impressionare il terribile editor di quella importante rivista su cui ha sempre sognato di pubblicare il suo lavoro. Un grosso problema però è in agguato: non sempre, infatti, dall’altra parte troverà la stessa socievolezza e la stessa indulgenza cui è abituato. Quando arriveranno i primi no e le prime piccole grandi delusioni editoriali, forse capirà che mille “Mi piace” su FB non corrispondono, necessariamente, ad una storia fotografica professionalmente valida e degna di pubblicazione. Magari vedrà stampata, su la stessa rivista che ha rifiutato la sua storia, un reportage simile… sul quale, però, il fotografo Giaguaro ha lavorato anni, battendo palmo a palmo il suo piccolo mondo. Il Cercopiteco avrà comunque sempre modo di rifarsi esponendo a quella mostra organizzata da un amico di un amico. Il giorno dell’inaugurazione ci sarà sicuramente un grande festa…e chissà che anche il Giaguaro non si degni di partecipare, assicurandosi di rimanere nell’ombra, naturalmente!