Il racconto della nostra crociera naturalistica nell’arcipelago delle Galapagos, sulle tracce di Darwin.
Per alcuni è un pellegrinaggio sulle orme di Darwin, per altri uno dei pochi luoghi al mondo che ancora oggi appartengono al mito, che ancora disorientano, che sembrano apparire e scomparire come Atlantide, Thule, Utopia.
Per altri ancora, è l’occasione per un ’incredibile cavalcata tra isole che sembrano fluttuare e sfuggire tra acqua e cielo, come riconosceva Plinio. Isole che qui però aggiungono il fuoco: l’Oceano Pacifico, qui sotto, ribolle.
Comunque lo vogliate leggere, questo è il diario di bordo di un’avventura naturalistica tra le più incredibili che possano capitare nella vita: Il diario della nostra Crociera alle Galapagos
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Quando il capitano del Beagle Robert FitzRoy sbarcò con Darwin per la prima volta su queste isole rimase incredulo: davanti ai suoi occhi, sotto i suoi piedi, si estendeva un “paesaggio degno di un Pandemonio“.
Vediamo allora di cosa si tratta.
Intanto, benvenuti alle Galapagos.
- QUITO – IL CENTRO DEL MONDO
Mancano pochi minuti prima di atterrare a Quito, e tutto sembra già prendere una piega fantastica. I vulcani emergono dalla terra e trafiggono le nuvole. La Cordillera delle Ande? lunga e imponente.
Si esce dall’aereo già frastornati, e poi siamo a quasi 2900 metri di altitudine, anche l’aria che respiriamo ci fa capire che Quito appartiene ad un altro mondo.
Poi altre voci si accavallano nella testa: Quito, che nella lingua precolombiana significava “Centro del Mondo”, Ecuador, perché qui passa l’equatore, anche se alcuni speculano che qui ci fosse una fonte dalla quale scaturiva, “l’Agua d’Or”: La fonte dell’eterna giovinezza.
Sarà.
Fatto sta che la visita alla città è imprescindibile: patrimonio UNESCO, un centro storico di epoca spagnola intessuto di trame barocche e colori accesi. Una città da respirare in profondità.
Domani si volerà di nuovo. Direzione 1000 km al largo delle coste del Pacifico. Galapagos!

- GALAPAGOS – L’ARRIVO
Finalmente, siamo nell’arcipelago del mito.
Si atterra a Baltra, piccola isola al largo dell’isola di Santa Cruz.
Caldo, luce abbagliante, cactus: siamo stati catapultati su un altro pianeta. Nessun albero o quasi, niente erba, ma sassi. E le prime iguane di terra!!
La guida della nostra nave ci viene a prendere, sorriso smagliante: “Benvenuti alle Galapagos!” ci dice, in un inglese con un meraviglioso accento sudamericano.
Un piccolo trasferimento e siamo pronti per salire sulla nostra casa per i prossimi otto giorni: una piccola e intima nave da crociera da circa sedici passeggeri.
Solo ora ci rendiamo conto dell’incredibile colore del mare.
A bordo c’è tutto: un’accogliente sala ristorante, cabine pulite, il ponte con divanetti…dalla cucina si sentono già i profumi del pranzo.
Una piacevole presentazione dell’equipaggio, un ottimo pranzo a base di pesce e siamo già in navigazione. Breve, a dire la verità: Bachas Beach si trova proprio di fronte a Baltra, sull’isola di Santa Cruz.
Potrebbero essere le Maldive, la Sardegna, la Polinesia. E invece è molto di più.
La spiaggia è incredibile, ci sono anche mangrovie, stagni con fenicotteri. Vediamo i primi “fringuelli” di Darwin, che poi fringuelli non sono. Ma è sott’acqua che viene svelata la meraviglia. Fare snorkeling qui è come tuffarsi nelle più mirabolanti fantasie di Verne.
Se questo è l’inizio chissà cosa può accadere nei prossimi giorni! Si torna in barca per la cena. Tra poco navigheremo tutta la notte in direzione nordest. Domani avremo una sorpresa: ci sveglieremo direttamente al cospetto di una delle isole più remote ed incredibili delle Galapagos: Genovesa.
Alcuni passano la notte sul ponte, tra una birra e due chiacchiere.
Nel tramonto più breve che possa esserci (siamo in equatore!), vediamo due enormi fregate seguirci, ogni tanto posandosi sulla nostra barca.
I nostri compagni per tutta la notte saranno i gabbiani coda di rondine: sono gli unici gabbiani al mondo che si nutrono solo di notte.
Sopra, un cielo stellato incredibile. La Croce del Sud, Centauro, la Nave Argo, troppe stelle. Al contrario di chi si trova nell’emisfero boreale, qui state guardando il centro della Via Lattea.
Ma le Galapagos fanno strani scherzi: stanotte, saluteremo l’emisfero australe per inoltrarci in quello boreale. Conviene abituarsi a questo, qui alle Galapagos.
- GENOVESA – L’ISOLA DEGLI UCCELLI
Abbiamo ancora gli occhi chiusi, ma percepiamo l’alba e il rollio della nave che ci culla. Realizziamo che siamo nelle magiche Galapagos, quindi usciamo sul ponte e ci troviamo di fronte l’Isola di Genovesa.
Il suo profilo a ferro di cavallo non mente: la baia circondata da enormi scogliere – Darwin Bay – era un’antica caldera, l’isola è nata dal fuoco di un vulcano, un carattere distintivo delle Galapagos.
C’è voluta tutta notte per arrivare fin qui, navigando da un emisfero all’altro, ma ne vale la pena: l’isola viene chiamata anche “l’Isola degli Uccelli”.
Nell’escursione a terra di oggi, nel terreno vulcanico di “Prince Philip’s Steps” (o “El Barranco”), abbiamo visto così tante sule dai piedi rossi e sule di Nazca da fare girare la testa.
Anche nella foresta di Palo Santo abbiamo osservato molti uccelli, tra questi la vera star: il gufo delle paludi delle Galapagos!
Ah, avvistiamo anche le prime iguane marine, uno dei motivi per cui siamo qui.
Nel pomeriggio si indossano maschere, boccagli e pinne per un tuffo nel blu di Darwin Bay. Qui si può avvistare facilmente lo squalo martello smerlato!
Nel tardo pomeriggio è ora di ripartire.
Lasciamo Genovesa con i suoi uccelli e le sue acque di un blu profondo.
La nave, o se preferite navicella, è pronta di nuovo a solcare l’Oceano Pacifico per scoprire altre meraviglie, l’unico mezzo che soddisfi il bisogno di casa e di nomadismo che l’essere umano porta dentro di sé da sempre.
Direzione sud-ovest, destinazione l’isola più scenografica dell’intero arcipelago: Bartolomé.
- PINGUINI ALL’ EQUATORE, OBELISCHI DI ROCCIA, LAVA PAHOEHOE
Chi ha visto il film “Master and Commander” ricorderà l’enorme obelisco lavico che emerge dal mare dalle Galapagos. Ecco, oggi siamo esattamente qui.
Siamo nell’isola di Bartolomé, e quell’enorme pinnacolo di lava è Pinnacle Rock, l’icona delle Galapagos, forse il punto più fotografato tra tutti.
Non è solo maestoso e scenografico, ma racchiude anche un segreto: alla sua base c’è una colonia di Pinguini delle Galapagos, gli unici pinguini che stanno a cavallo dell’equatore.
Il programma di oggi è incredibile: si costeggia prima Pinnacle Rock, alla ricerca dei pinguini, poi si sbarca dalla parte opposta della baia, a Bartolomé, e si incomincia a salire lungo il facile sentiero che conduce al punto panoramico in cima alla “montagna” (sono 600 metri di lunghezza, 114 metri di altitudine…), tra cactus, lucertole della lava, e arbusti grigi di Tiquilia nesiotica.
Da qui la vista è spettacolare, e abbraccia l’isola di Santiago proprio di fronte a noi, con le sue incredibili colate nere laviche.
Nel pomeriggio si sbarca nell’isola di Santiago, poche centinaia di metri da Bartolomé.
Una passeggiata sulla costa è d’obbligo: qui le colate di lava nera danno spettacolo.
C’è un sentiero che si addentra tra incredibili colate di lava, coni di tufo rossi, cactus, lucertole e persino i leoni marini delle Galapagos.
Ma poi occorre ripartire, come nomadi del mare.
Altre meraviglie ci attendono, e la prossima sarà a Plazas!
- IGUANE E LEONI MARINI A SOUTH PLAZA
Eccola qui la nostra abbuffata di leoni marini delle Galapagos e iguane: a South Plaza, piccola isola al largo dell’isola di Santa Cruz.
La colonia di leoni marini è enorme, oltre 1000 individui.
Per le iguane, cerchiamo sia quelle di terra che quelle di mare: le prime si nutrono principalmente dei cladodi (le “foglie”) e dei fiori dei cactus che cadano al suolo – spine incluse. Le seconde sono invece le uniche iguane al mondo a nutrirsi di alghe, sugli scogli o sott’acqua. Capita anche di vedere incredibili ibridi tra le due specie.
E poi, fetonti, sule, gabbiani coda di rondine, i “fringuelli di Darwin”, i cactus Opuntia e i tappeti di Sesuvium sono l’incredibile corollario di questa visita a South Plaza.
Nel pomeriggio ci si sposta a sud-est di Santa Cruz e si raggiunge la piccola isola di Sante Fe. Tre sono le meraviglie che ci attendono qui: l’endemica Iguana di terra di Santa Fe, la Poiana delle Galapagos, e un tuffo nel mare tra leoni marini che quasi vengono a toccarci.
Poi tutti in barca, timone deciso verso est. Il leone addormentato ci aspetta!
- NELLE FAUCI DEL LEON DORMIDO
Il Leon Dormido (o Kicker Rock) è gigante, altissimo, minaccioso. Si tratta di un’enorme massa di tufo al largo dell’isola di San Cristobal, la più a est delle Galapagos, a forma di un leone addormentato.
La sua genesi è il residuo di un cono piroclastico, il parto esplosivo di un’eruzione vulcanica, nato dall’unione tra lava bollente e la fredda acqua di mare.
L’enorme mole di tufo è spaccata in due, come se la spada di un samurai ne avesse allontanato l’integrità. In verità, decine di migliaia di anni di vento e onde hanno creato questa incredibile stretta spaccatura dove si infila l’oceano.
Oggi è proprio lì che andiamo. Poco prima dell’alba ci tuffiamo, e ci inoltriamo a nuoto nelle fauci del leone.
Può capitare di tutto: prima che sorga il sole, l’acqua che muoviamo risplende del verde-blu bioluminescente del plancton. Tartarughe verdi, leoni marini, aquile di mare maculate, squali di scogliera e martello appaiono ovunque. Sopra di noi, le pareti alte 150 metri rumoreggiano di migliaia di sule in nidificazione. Incredibile.
La nostra nave ci viene a recuperare dall’altra parte della spaccatura, poi salutiamo il leone di pietra e ci muoviamo verso l’isola di San Cristobal.
Prima con un approdo a Witch Hill (Cerro Brujo), tra sule, pellicani, iguane e leoni marini. Poi con una sessione di snorkeling a Lobos Island, tra tartarughe verdi e leoni marini.
Una sosta nella civiltà per rifornire di viveri e carburanti la nave, a Puerto Baquerizo Moreno, poi si riparte. Capita a volte che non si voglia neanche scendere, tanto la barca è ormai diventata casa!
Ora la rotta è a sud, verso l’isola di Espanola
- ESPANOLA, LA POIANA E GLI UCCELLI CARNIVORI
Siamo a Espanola, l’isola più a sud delle Galapagos, la più antica, con i suoi circa 4 milioni di anni. Espanola è un ex vulcano che lungo i millenni si è allontanato dall’hot spot delle Galapagos.
Finito il vulcano, il vento e il mare hanno fatto il resto, rendendo piatta e senza rilievi questa bella isola. Probabilmente, sarà la prima ad inabissarsi, come hanno fatto le più antiche isole delle Galapagos milioni di anni fa.
Siamo qui per diversi motivi: a Punta Suarez i leoni marini sono tantissimi, così come le iguane di mare, che solo qui rimangono tutto l’anno colorate di rosso e verde.
Il facile percorso nell’isola si inoltra in mezzo a cactus e lucertole della lava, sule, fregate, fringuelli di Darwin…mentre in aria osserviamo i fetonti e i gabbiani coda di rondine.
Qui, si ha anche una chance per l’endemica Poiana delle Galapagos!
[foto piccola, con testo accanto, della poiana delle galapagos, se possibile]
Il percorso poi termina con “El Soplador”, uno sbuffo di acqua marina che raggiunge i 30 metri in cielo.
Le meraviglie non sono finite: solo qui infatti è possibile, più o meno tra aprile e dicembre, ammirare gli enormi Albatros vermicolati, in corteggiamento, o deposizione delle uova, o prendere il volo come alianti larghi oltre 3 metri.
L’altro punto di interesse lo si raggiunge nel pomeriggio: la spiaggia di Gardner Bay, tra le più lunghe delle Galapagos, dove rilassarsi e nuotare tra tartarughe e leoni marini.
Attenzione anche agli uccelli: l’endemico Mimo di Espanola è molto confidente, capita che si posi anche sulla nostra testa!
Tra tutti i Mimi presenti alle Galapagos, questa è l’unica specie carnivora: si nutre di insetti, tartarughe appena nate, placente di leoni marini, persino piccoli di sule.
Un’altra delle meraviglie evoluzionistiche che ha contribuito a rendere le Galapagos un posto unico nel pianeta.
- FLOREANA, LA CORONA DL DIABLO E LE TARTARUGHE GIGANTI
Siamo in navigazione verso Floreana, l’isola dove nel 1793 venne istituito dai balenieri dell’epoca un ufficio postale, l’isola che vide il primo residente ufficiale in tutto l’arcipelago, un tale Patrick Watkins, irlandese, che visse qui per due anni tra il 1807 e il 1809.
Ma noi siamo qui per altro: questo sarà l’ultimo giorno intero alle Galapagos, e tra i più emozionanti dell’intera crociera.
Si inizia con i fenicotteri e le tartarughe verdi di Cormorant Point, bellissimi, ma poi ci attende l’incredibile, uno degli highlight dell’intera crociera: la Corona del Diablo.
Immaginate di nuotare sopra un antico cratere vulcanico, che affiora appena dalle acque, che è diventato nel tempo uno scrigno di vita che racchiude coralli, pesci tropicali, leoni marini, murene, squali di scogliera e martello, aquile di mare e torpedini, tartarughe…mentre le poche rocce che affiorano fuori dalle acque sono popolate da sule, pellicani, fetonti, fregate! Un vero paradiso acquatico e aereo, l’esperienza più incredibile che farete alle Galapagos.
Ma la giornata è appena cominciata.
Nel pomeriggio torniamo nell’isola di Santa Cruz, il tempo di una visita d’obbligo alla Charles Darwin Scientific Station, e poi si va in montagna! Ci aspettano infatti una delle icone delle Galapagos, quelle che tutti conoscono dai documentari e dalle foto viste nel web: le tartarughe giganti.
Si arriva in alto nell’isola in un paesaggio dominato da foreste, campi coltivati, tunnel di lava. Qui, nella Tortoise Reserve, si entra in una delle fattorie dentro le quali le enormi tartarughe giganti si muovono liberamente, con uccelli incredibili tutt’attorno.
Questa incredibile giornata, sospesa tra le meraviglie sopra e sotto il mare, si chiude con una bella cena sulla nostra nave.
L’ultima, ahimè.
- DA NORTHEN SYMOUR A QUITO, IL RITORNO
Ogni cosa bella ha la sua fine, ed oggi giunge il momento di dire addio a questo arcipelago così stupefacente.
L’approdo all’isola di Northern Seymour sembra voler donare un addio dolce: le sule, fregate, iguane di terra e di mare sono tutte qui, per un ultimo saluto.
Il volo per Quito ha l’amara dolcezza di un distacco.
Le Galapagos, “isole delle tartarughe”, erano chiamate anche Las Islas Encantadas, per via delle difficoltà che causavano ai naviganti.
Ma forse, ora che l’Oceano Pacifico è alle nostre spalle e le Ande scorrono sotto di noi, capiamo che l’incantesimo che queste isole emanano è ben più profondo di quanto potevamo immaginare.
Questa crociera nell’arcipelago delle Galapagos ci ha ricordato quanto sia vorace il nostro appetito di vita e insaziabile la nostra sete di vita.
Daniele Vivarelli