WWF Italia e WWF Travel hanno progettato e realizzato un viaggio che si svolgerà nell’arcipelago della Maddalena tra il 24 e il 30 Giugno 2018, aperto a tutti gli appassionati, che permetterà ai partecipanti di vivere un’esperienza di Whale-Watching e Dolphin-Watching insieme a ricercatori e biologi marini tra le acque più belle del Mediterraneo.
Laura Pintore, naturalista, è l’esperta di cetacei in WWF Italia dove si occupa di conservazione e salvaguardia dal 2017 ed è una delle promotrici di questo viaggio. Di origini sarde, conosce molto bene i mari di questa splendida isola ed ha lavorato anche con Sea Me Sardinia, l’organizzazione che insieme a WWF Travel, ha organizzato il viaggio di Whale-Watching nelle acque del Canyon di Caprera.
A Laura facciamo qualche domanda.
Molti appassionati, per vivere l’esperienza di vedere una balena dal vivo, fare cioè del cosiddetto Whale-Whatching, fanno viaggi molto lunghi in località estere, ma è vero che questi meravigliosi mammiferi marini, vivono e si muovono anche nei nostri mari?
E’ vero, non tutti lo sanno ma nei mari della Sardegna, nuotano delfini e balene. Nelle acque a largo dell’Arcipelago di La Maddalena si possono incontrare ben otto specie differenti di cetacei. La Balenottera comune ed il Capodoglio ad esempio, cetacei capaci di raggiungere lunghezze rispettivamente di 22 e 14 metri, specie entrambe in uno stato di rischio per la loro sopravvivenza a causa di collisioni, inquinamento chimico e acustico. E poi è possibile incontrare delfini, tursiopi, stenelle, grampi ed esemplari di zifio.
In che stato si trova il loro habitat naturale?
Negli ultimi decenni gli habitat si sono ristretti a causa del degrado ambientale derivante dalle attività umane. La conseguenza è stata che molti cetacei sono scomparsi da alcune zone nelle quali invece fino a poco tempo fa vivevano in condizioni ottimali.
Parliamo del Canyon di Caprera, perché i cetacei si radunano in questa zona?
Tutti hanno un posto preferito dove passare il tempo. Compresi i cetacei. Il paradiso dei giganti marini, il Canyon di Caprera, si trova più o meno a venti miglia dalla costa gallurese, in direzione nord-est. Le elevate profondità, che possono raggiungere i 2000m, offrono un habitat ottimale per i cetacei pelagici abituati a nuotare in acque molto profonde, ma soprattutto un vortice ciclonico antiorario tipico di quelle acque durante la stagione estiva crea una risalita delle acque profonde ricche di nutrienti, fenomeno noto con il nome di upwelling. È proprio questo rimescolamento verticale, in concomitanza con altri parametri chimico-fisici e oceanografici a determinare le condizioni per una elevata produttività primaria, non riscontrabile in nessuna altra zona del Mar Mediterraneo. Il Canyon di Caprera quindi è una regione altamente produttiva ritenuta essere un hot spot di biodiversità marina, molto importante per i cetacei e altri predatori marini del Mediterraneo.
Che minacce corrono i cetacei e il loro ambiente naturale in questa zona?
I fattori di minaccia purtroppo sono molti, diversi e tutti pericolosi allo stesso modo.
L’urbanizzazione eccessiva, i cambiamenti climatici, l’inquinamento dei nostri scarichi ma anche l’inquinamento chimico dovuto allo sviluppo industriale, che portano all’esplosione di alghe tossiche pericolose ma anche alla concentrazione di veleni all’interno della catena alimentare, tutto questo rende il nostro mare sempre più inadatto per i cetacei.
Poi ci sono gli elementi di interazione diretta con l’essere umano, ad esempio la pesca con reti illegali che provoca catture accidentali (bycatch) o con altri attrezzi che provocano ferite irrimediabili. C’è l’inquinamento acustico, spesso sottovalutato, causato da strumenti di rilevazione per la pesca, la navigazione, le esplorazioni petrolifere, sismiche e oceanografiche. L’esposizione al rumore infatti può produrre una ampia gamma di effetti collaterali sui mammiferi marini e il loro sensibilissimo udito spingendoli ad allontanarsi o causando danni irreversibili. Infine ci sono le collisioni con imbarcazioni, che è una delle cause principali di morte di origine antropica (causata dall’uomo) soprattutto per i cetacei di grandi dimensioni (intorno al 19%) e soprattutto nel periodo estivo quando c’è alta concentrazione di cetacei ma anche di imbarcazioni private, navi da crociera, traghetti turistici e navi commerciali.
Cosa si può fare per salvaguardare questo patrimonio naturale immenso?
Prima di tutto va detto che nell’ambiente marino i cetacei sono una parte fondamentale della biodiversità, svolgono un ruolo di regolatori dell’abbondanza delle altre specie, in qualità di predatori all’apice della rete alimentare, sono dei veri e propri bioindicatori dello stato di salute degli ecosistemi marini. Preservare i cetacei e la biodiversità dell’ambiente marino è quindi una responsabilità individuale e collettiva degli esseri umani.
La scienza e la conoscenza sono fondamentali in questo senso. La comprensione di come opera il mondo naturale e di come l’uomo impatta su di esso, la conoscenza della distribuzione geografica, del comportamento e di altri aspetti della vita dei cetacei possono fare la differenza. Per questo collaboriamo con Se Me Sardinia un’associazioneche punta proprio alla salvaguardia dei cetacei attraverso ricerche, divulgazione scientifica ed educazione ambientale attraverso un importante progetto che rappresenta la prima indagine scientifica dedicata allo studio di delfini e grandi cetacei nell’area del Canyon di Caprera e nelle zone circostanti, al largo della costa nord-orientale della Sardegna.Luca Bittau, fondatore di Sea Me Sardinia, naturalista con un dottorato proprio sui cetacei, è da anni che concentra i suoi studi sul Canyon di Caprera.
Perché il viaggio di Whale-Watching organizzato con WWF Travel è importante in questo senso?
Il viaggio proposto dal WWF Travel in collaborazione con Sea Me Sardinia e Orso Diving consente di partecipare di persona alle ricerche su balene e delfini nel loro habitat naturale, fianco a fianco con i ricercatori cogliendo l’occasione di vivere un incontro ravvicinato con questi meravigliosi animali senza andare dall’altra parte del mondo. E’ importante perché si tratta di un esempio di progetto di Citizen Science (letteralmente la “scienza fatta dai cittadini”) un nuovo modo di concepire la ricerca che si sta affermando in molti campi: indica la partecipazione di persone non specializzate a uno studio scientifico, una formula che sta dando risultati importanti soprattutto dal punto di vista di divulgazione e sensibilizzazione. E’ pensato proprio per gli amanti della natura tutta e soprattutto del mare, un modo per avvicinarsi ai cetacei e per comprendere quanto sia importante agire per promuovere la loro tutela e conservazione.
Quali attività svolge WWF Italia per il mare?
Il WWF Italia è in prima linea per proteggere, difendere e preservare il Mare Nostrum. Attraverso la creazione e la gestione di Aree marine protette, difende habitat critici che altrimenti verrebbero distrutti da sfruttamento eccessivo e inquinamento. Attraverso l’educazione di consumatori e pescatori, promuove un consumo responsabile del pescato e la sostenibilità di tutta la filiera. Inoltre difende il Capitale Blu con attività di lobby e advocacy in sedi istituzionali nazionali e internazionali. Il WWF Italia ha come ulteriore obiettivo la protezione di specie carismatiche oggetto del lavoro di conservazione (cetacei, squali, tartarughe marine e fratino), promuove la lotta alla pesca distruttiva e alle catture accidentali, contrasta l’inquinamento da plastiche e microplastiche.
Per raggiungere questi importanti obiettivi, il WWF dal 2017 ha lanciato la Campagna GenerAzioneMare nata non solo per sensibilizzare ma anche per invitare le persone a collaborare attivamente alla tutela dei nostri mari. La finalità di questo viaggio inserito nella Campagna GenerAzione Mare 2018 è proprio portare avanti un progetto di tutela e conservazione dei cetacei in collaborazione con altre realtà associative supportandole e coinvolgendo in maniera attiva tutti i partecipanti.