Ecco un altro modo per fare vivere la natura in città ai nostri bambini, anche se … la Natura non c’è! Abbiamo già avuto modo di giocare con il sole e con il cielo; giochiamo ora con il vento, attraverso le nuvole!
Le nuvole sono infatti trasportate dal vento e dalle correnti, però a occhio nudo non è sempre facile osservare il loro movimento. Per questo c’è un attrezzo molto facile da costruire e molto divertente che si chiama “nuvoloscopio” che viene costruito anche in alcuni campi WWF.
Si tratta in pratica di una superficie riflettente, come uno specchio, con i punti cardinali che ci permette, guardando verso il basso, di vedere il cielo riflesso e verso quali punti cardinali si stanno muovendo le nuvole.
Per costruirlo occorre uno specchio o un pezzo di vetro, su cui applicare un foglio nero sul retro, in modo che si riflettano le immagini. Il vetro va poi incollato su un cartoncino spesso o un pezzo di legno di maggiori dimensioni, in modo da creare, attorno, una cornice . Sulla cornice vengono poi disegnati i punti cardinali.
Con il nostro “nuvoloscopio” ci appostiamo all’aperto orientandolo in modo corretto, osservando comodamente le nuvole e il loro movimento. Movimento che, ad occhio nudo, è difficilmente percepibile; questo accorgimento ci permette, però, di capire la direzione del movimento del fronte di nuvole e da dove arrivano, permettendoci di fare oltre a un’attività di meteorologia anche di geografia.
I venti che trasportano le nuvole sono uno degli elementi naturali più importanti perché modellano il paesaggio; sono poi importanti in meteorologia e possono essere fondamentali, ad esempio, per purificare l’aria delle nostre città dagli inquinanti. Sono anche, a loro volta, un bellissimo argomento di esplorazione.
Sul nostro terrazzo, in un punto abbastanza esposto, possiamo mettere una banderuola per scoprire l’orientamento del vento o un piccolo anemometro con delle coppe che girano, per cercare di capire la velocità.
I venti hanno un nome, a seconda della loro provenienza: questi nomi danno origine alla Rosa dei venti, cioè quell’insieme di punti cardinali e nomi dei venti che spesso viene trattato quando si parla di mare e di navigazione.
Ostro, maestrale, tramontana, libeccio, grecale, oltre a essere nomi evocativi che fanno pensare ad avventure in giro per il Pianeta, sono venti che hanno caratteristiche in genere di umidità e temperature differenti, sono legati a sensazioni di maggiore o minore benessere e caratterizzati da una forza del vento differente.
Un altro strumento per scoprire da quale parte arriva il vento è il classico filo di lana, che viene usato a volte nelle barche a vela; fissato a un paletto, vola e si orienta a seconda della direzione del vento o della brezza.
Ho parlato di brezza perché un altro elemento interessante è la forza che ha il vento. Il vento può essere, appunto, una leggera brezza che muove semplicemente un filo di fumo che esce dal camino, oppure increspa leggermente le onde del mare per arrivare a una tempesta o a un uragano.
Per misurare la forza del vento, sia sulla terraferma che sul mare, c’è la scala di Beaufort: a ogni caratteristica, come ad esempio le foglie degli alberi che tremolano o l’albero si piega, riferimenti cioè ad osservazioni che possono essere compiute in ambiente, per collegarle alla forza del vento.