Il rapace più affascinante
Ecco un ottimo spunto per uno splendido viaggio nella Natura della Norvegia, alla ricerca dell’aquila di mare (Haliaetus albicilla), la più grande (con i suoi due metri e mezzo di apertura alare) e la più bella delle aquile europee: un uccello rapace che mi ha sempre affascinato!
Questo magnifico predatore dalla coda candida nidificava, fino ai primi anni ’60 dello scorso secolo, anche da noi. E ne ricordo ancora un nido, non più occupato, che si stagliava sulle falesie precipiti del Capo Teulada in Sardegna. Le ultime tristi segnalazioni per il nostro paese riguardano solo piccoli presi dal nido, individui morti avvelenati, esemplari erratici in dispersione giovanile. Mi capitò di vederne uno, giovane e ancora tutto bruno, che sostò per giorni molti anni fa in una riserva forestale della Maremma.
Ma lei, la grande predatrice adulta, con la sua inconfondibile coda bianca, restava sempre nel mio mondo dei sogni.
Dato che oramai questa specie risulta estinta in tutto il bacino mediterraneo occidentale, compresa la Sardegna e le Baleari, decisi di andarla a vedere nei luoghi ove essa è ancora presente. La costa della Norvegia, così montuosa e ricca di fiordi e di anfratti era famosa un tempo per la sua densa popolazione di aquile dalla coda bianca.
Ma la persecuzione dei cacciatori e dei pescatori che le accusavano di predare sia salmoni sia selvaggina e uccelli marini, la portarono alle soglie dell’estinzione a colpi di fucile, tagliole e veleni, come del resto è successo in quasi tutti gli altri paesi europei. Poi, poco a poco, grazie alle iniziative delle associazioni ornitologiche – che tentarono addirittura, negli anni scorsi, di riportate questo rapace, da tempo estinto, in alcune isole dell’ Inghilterra – e alla pressione degli ambientalisti, la grande persecuzione ebbe fine anche in Norvegia.
Nei fiordi norvegesi alla ricerca dell’aquila a coda bianca
Così arrivai per nave proprio nel cuore del regno delle aquile coda bianca. Sia nei fiordi norvegesi, sia nelle isole Lofoten (ove questi uccelli sono più abbondanti) la presenza di aquile costituisce da qualche anno un richiamo potente per i turisti che in queste affascinanti costiere navigano sulle efficienti navi postali che servono i villaggi litoranei.
La tecnica per mostrare da vicino (ma molto da vicino) questa regina dei cieli nordici è abbastanza collaudata ed efficiente.
Durante la visita, in battelli più piccoli carichi di turisti, ai più famosi e stupendi fiordi della costa, ad un certo punto l’ equipaggio invoglia i passeggeri a offrire cibo ai gabbiani. Ed è entusiasmante vedere questi grandi uccelli, simili ai nostri gabbiani reali da cui si diversificano solo per le zampe rosa anziché gialle, seguire con gioia la nave, cogliendo a volo i pezzetti di pane, addirittura strappandoli dalle mani dei bambini.
Ma la concentrazione schiamazzante dei gabbiani ha, agli occhi di un intenditore esperto quale mi reputo, un altro scopo. Quello di dare il segnale ai grandi rapaci – che sostano sulle scogliere e sono ormai abituati a entrare nello spettacolo – che sta arrivando, anche per loro, la colazione.Così scopro che un membro dell’equipaggio tira su dalla stiva un secchio pieno di grandi e grassi pesci. Li prende e, in disparte, compie su di loro un’operazione che consiste di gonfiarli con una pompa a mano. Questo con lo scopo di non farli affondare una volta gettati in acqua per attirare il predatore. E, mentre il carnevale dei gabbiani si fa sempre più fitto e chiassoso, in cielo compare improvvisamente la grande e nera sagoma dell’aquila.
Uno spettacolo della natura
Appena i primi pesci vengono lanciati in mare, questa si precipita come un proiettile con le tremende zampe gialle munite di potenti artigli protesi in avanti e abbranca il pesce alzandosi poi pesantemente a volo con le grandi ali scure tra gli applausi del pubblico.
Il suo piumaggio è avana dorato, il becco immenso e giallo uovo, la coda un grande ventaglio niveo, l’occhio crudele… Tutte osservazioni che pur senza il binocolo è possibile fare in questa parte d’Europa. E anche riprendere, come ho fatto, con rapidi schizzi sul mio taccuino di viaggio.
Uno spettacolo, oltretutto, che per sfondo ha la costa norvegese, un paesaggio che riporta a immagini nostrane: picchi dolomitici e spigolosi massicci scuri con la base immersa nel mare di Sardegna, con le sue tonalità cobalto e i suoi isolotti e scogli granitici modellati dal mare e dal vento.
Sulla linea di bassa marea, orlata di alghe giallo senape, il beccuzzare di beccacce di mare bianconere in cerca di molluschi e di crostacei.